A volte, quando le cose non vanno nel migliore dei modi, ti fermi e pensi. Ultimamente per mia fortuna, in uno di questi periodi grigi, mi sono tornate in mente quelle cose per le quali è valsa la pena aver vissuto questi anni. La chitarra di Steven Rothery in “Incubus”, la poesia di Faber, assistere ad una lezione di Margherita Hack, la stampa in miniatura del Sonetto XVII di Pablo Neruda che portavo sempre con me nel portafoglio perché era come avere sempre “lei” con me, gli occhi che ancora oggi diventano lucidi quando leggono quel Sonetto XVII perché “lei” non è più con me. E l’ironia di Stefano Benni, il Rock Progressivo degli anni ’70, Firenze vista da Piazzale Michelangelo di sera, La Golf del 99, il 3° atto dell’Andrea Chenier di Umberto Giordano cantato da Maria Callas. Il Cervino che si riflette nel Lago Bleu, l’eclisse di sole vista con la radiografia in mano in una piazzola di servizio in Austria, e quella notte d’inverno del ’91, da militare, essere svegliati dalla guardia che ti dice “ragazzi, è scoppiata la guerra”… La cassetta di Misplaced Childhood dei Marillion registrata dallo Zampa sulla mitica TDK da 45, i film di Totò, l’esultanza di Tardelli del 1982, Bombolo, la Bibbienese in Interregionale, la faccia dei commissari d’esame di maturità quando, come autore a piacere, portai Pier Paolo Pasolini. La tomba di Jim Morrison, le lucciole nel barattolo bucato. Il Muletto, il Biondo, la Nerina, la Picci, il Topino e tutti gli altri animali. Aver cantato “And no more shall we part” con Nick Cave nel 2003 a Roma con le lacrime agli occhi. L’aver acceso il pc nel periodo più nero della mia vita ed aver incontrato le persone più importanti della mia vita. Guerre Stellari visto trent’anni fa d’estate in piazza proiettato sul maxischermo, i mondi creati da Tolkien, Orione visto la sera d’estate. La pizza Tandem del Babilonya. Silvano e la Leda.
E le ore ed ore passate con lei a ridere, scherzare e parlare fino a sorprenderci che fosse l’alba…