Quante volte davanti all’astruso comportamento delle nostre compagne ci siamo detti: “o questa de che se sa?”. E come d’improvviso baleno, torna alla memoria la grandiosa ed austera figura della nonna, abile e democratica padrona della famiglia matriarcale, la quale dopo una giornata di faccende raccoglieva il nipotame vario davanti al camino e dispensava castagne e saggezza.
Dove sono finite le donne di un tempo, mi chiedo? State tranquilli, nessuno mi caverà dalla penna alcun sentimento misogino (traduzione per il volgo: non sono di quelli che affermano “la donna? All’acquaio…!”), ma provo un leggero sentimento di nostalgia per le figure femminili di una volta, donne d’acciaio nel carattere, dalla pelle dura forgiata dalla vita senza tanti agi né fronzoli, con le fluenti chiome corvine come il DNA impone, capaci di aggiustare un carretto e contemporaneamente di fare la nanna al nipote sotto all’ombra della quercia.
La donna di oggi è solo lontanamente parente di quella di quei tempi. E non mi riferisco soltanto alle donne (finte) che deturpano piccoli e grandi schermi (finti), in astrusi sceneggiati (fiction) o che ballettano mostrando le poppe (finte). Anche nel nostro Catino (contrazione di Casentino, e sagace metafora per definire una vallata: stasera sono in vena) le mode, le abitudini ed i comportamenti sconsiderati e deprimenti hanno portato ad un progressivo svilimento della figura femminile. La bellezza altera e naturale è stata soppiantata dal troionismo, l’arguzia si è tramutata in abulia, e la intelligenza in inerzia. Per non parlare delle mode. Appena arrivata alla fatidica soglia dei quattordici anni, la donna sente gli ormoni in fermento, il calore che cresce… Non illudetevi: ella è in cerca della sigaretta, in quanto la donna, ancor prima di esserlo, già fuma… Eh si, perché la donna casentinese fuma. L’oggetto del desiderio non è più il maschio, ma la sigaretta! E pensare che non solo fa male, ma rispetto al maschio ci hanno perduto anche dei bei centimetri in lunghezza e diametro… Quando la donna fuma (cioè sempre), il mondo deve fermarsi. Orde di lanzichenecchi possono invadere il tinello, i terremoti possono scuoterle un po, ma l’attenzione della donna è rivolta al loro futuro carcinoma cilindrico. Ovviamente anche le abitudini di chi vive attorno alla donna devono plasmarsi attorno a questo flagello: la donna fuma prima di uscire di casa (e bisogna aspettare che abbia finito), fuma per le scale (altra attesa), e fuma nel tragitto tra il portone e l’automobile (e tutti devono aspettare che abbia finito prima di salire in macchina). Una volta ho provato a nascondere il pacchetto di sigarette alla mia compagna: ha gradito lo scherzo così tanto che è andata in camera ed in tre minuti mi ha fatto le valigie e me le ha fatte trovare sul pianerottolo. E già che era li, si è fumata una sigaretta. Ma i flagelli portati nella nostra vallata dal progresso (oltre al suffragio universale),è la patente di guida. Perché anche la donna casentinese guida! Dio ce ne salvi, ma ella guida! Non starò a magnificare le spericolate doti di guida delle nostre conterranee, mi limiterò a denunciare il dramma che ogni casentinese “accoppiato” vive quotidianamente. Chi ha una sola automobile e la condivide con la moglie, sa a cosa mi riferisco se dico le parole “sedile” e “specchietto”. Indovinato, miei compagni di sventura! La donna quando sale in macchina, smuove tutto quello che c’è da smuovere, tocca, rigira, personalizza, tira levette, gira manopole, pigia bottoni. Sposta il sedile fino a due centimetri dal vetro, avvicina il volante fino ad averlo incastonato fra le costole, gira tutti gli specchietti interni ed esterni a loro piacimento (nota bene: in quelle posizioni non si vede una mazza!), poi, non contenta si dota di cacciavite e smonta la pedaliera, la leva del cambio, inverte le ruote anteriori con quelle posteriori, svita l’antenna della radio, cambia l’ordine dei tappetini e già che c’è svita la ruota di scorta e la riavvita al contrario. Si ignorano le cause di questo raptus. Quando una donna prende la tua auto, ci vuole il carrozziere per ripristinarla. Anche la sua conoscenza delle vetture è approssimativa: “Guarda, quella macchina è uguale a quella di Carla”. “Ma quella è un Mercedes Station Wagon!”. “Perché, Carla cosa ha?”. “La Punto!”. “E va beh, però il colore gli assomiglia”… “Quella è nera, la punto della Carla è gialla…” ed a questo punto ella si zitta e fa la griccia.
E poi, non dimentichiamoci che la donna casentinese vuole essere indipendente: primo sintomo di indipendenza è il lavoro. Giammai qualcuna facesse la casalinga. Ebbene, la donna casentinese lavora. Ella aspira al segretariato, e quando riesce nel sospirato intento ed assume tale incarico, scatta il grottesco. La donna, posta davanti ad un computer, impiegherà solo 14 secondi per distruggere l’hard disk con sedici anni di lavoro. Messa davanti ad una finestra con su scritto “Premere OK per continuare”, con un bottone con la scritta OK grosso come tutto il monitor, ella, seguendo la propria (il)logica andrà a cliccare sui seguenti bottoni: “Start”, “Impostazioni”, “Pannello di controllo”, “Opzioni risparmio energetico”, e cliccando a caso nella finestra, fulmina irrimediabilmente la batteria.
Belli i vecchi tempi, quando non esistevano le MarieDeFilippi, i Costantini, le NovelleDuemila, le Rivombrose, le capigliature “biondo platino con nuance verde muschio primaverile”…
Ecco, lo sapevo. Ero partito con le migliori intenzioni, poi mi sono autoconvinto. E’ vero, dire che le nostre donne debbano stare all’acquaio è un errore grossolano: oggi si sono fatte comprare la lavastoviglie!