Quando si verificano determinati eventi astronomici, narrano le leggende che la terra ne subisca gli effetti nefasti. Il passaggio di una cometa, l’allineamento dei pianeti, si dice che portino sconvolgimenti tellurici, sciagure e sfortune di qualsiasi foggia.
C’è una data del calendario nella quale sembra che il destino abbia voluto concentrare tutti i cataclismi, le comete e le sfortune del globo terracqueo. L’8 di Marzo è la data nella quale, dall’imbrunire, delle orde di donne sciamano per il territorio in maniera disordinata, tutte concentrate verso una meta: la trasgressione. In questa data, ogni donna anagraficamente compresa tra la pre-pubertà ed il post-mortem, sente l’istinto che le porta, almeno per una serata, ben lontano dal proprio partner (se ne hanno uno), o a far finta che non glie ne importi nulla di averne uno in caso di mancanza di esso. In questa data, dicevamo, le strade si riempiono di spose “scosse” (come si dice dei cavalli senza cavaliere al palio di Siena) dirette verso i luoghi di perdizione di turno. Ma procediamo con ordine. I primi esemplari di spose scosse si cominciano a vedere nei posti di ritrovo intorno alle 21. Sicuramente una ora tarda per andare a cena… Sai com’è, l’appuntamento era per le 20, ma le donne fin dai tempi di Eva si portano nel loro bagaglio genetico un’oretta di ritardo (alcuni vangeli apocrifi riportano che anche Nostro Signore, dopo l’estrapolazione della costola ad Adamo, dovette aspettare diverse decine di minuti per ottenere la donna: infatti era indecisa sulla borsetta da abbinare alla foglia di fico…).
Una volta raggruppate le truppe con qualche decina di telefonate (perchè qualcuna aveva capito: “in piazza a Soci sotto il cinema”, altre “in piazza a Poppi, per la via del Cinema”, altre “Nella piazza dove fanno il cinema”, e vengono ritrovate a girovagare a Cinecittà…), via, si parte per la meta! Prima tappa il ristorante, dove si consumerà la prima parte del dramma. Durante quella cena, aspiranti modelle longilinee ed allampanate, abbonate ai frullati di carote magre devitaminizzate e sedani “light” crudi, vengono viste sbranare interi quarti di bue arrosto, qualcuna con gli occhi iniettati di sangue e qualche setola che gli spunta da dietro l’orecchia…
Alla fine del baccanale, dopo aver polverizzato tonnellate di kilocalorie e massacrato moralmente mariti, fidanzati ed aspiranti tali, l’orda di lanzichenecche sciama come uno stormo di cavallette verso il locale della perdizione. E se è vero et sacrosanto che donna al volante pericolo costante, la pericolosità delle strade, quella sera, è pari solo ad una passeggiata per le strade di Chernobyl quando piove… Il culmine della serata, si ha all’interno della discoteca prescelta: una vale l’altra, tanto tutte propongono lo stesso spettacolo di finti brasiliani (di Campobasso) tarchiatelli ipervitaminizzati in perizomi leopardati dai nomi improponibili: “Osmannoro Muscle Man”, “Hot Certomondo Night Stars” e così via… E qui, nonne, mamme e nipoti, rischiando l’extrasistole si buttano ai piedi del palco dove gli smutandati agitano le natiche glabre, invasate per la vista della ciccia e per i fumi del Galestro: ecce donna! Stimate avvocatesse, luminari cardiochirurghe, dottoresse plurilaureate finiscono ignobilmente in mezzo ad una pista, “zerbinandosi” ed umiliandosi fra un “sia-a-mo i watussi, gli altissimi neeeegri”, ed un “brigitte bardò bardò”, avventandosi come iene sulla carogna per accaparrarsi le camicie graveolente dei perizomati. Quando lo spettacolo rasenta pericolosamente il codice penale, finalmente, l’alcool inizia a fare effetto, e le spose, quasi all’unisono, si spengono. Passano dalla euforia al sonno REM in una manciata di secondi. Allora mestamente, si dirigono al guardaroba, ritirano il lampadario che hanno portato come vestiario ed accessori e tornano a casa. Il giorno dopo, come se niente fosse, alle sette sono già in piedi a preparare il caffellatte. In questo, perlomeno, sono da ammirare…
Eh, si. E’ proprio un bel dilemma per noi maschietti: l’otto di marzo, è bene starsene a nanna ed evitare il pericolo o corriamo il rischio, e ci avventuriamo in una giornata campale? Io, l’otto, non m’arzo!