“Non dovevamo fermarci,
si doveva continuare,
si fa con lo schioppo
l’unità nazionale!
Mandando ogni uomo
vestito di nero
prete, fascista o sbirro del re
al cimitero
E invece sono ancora tutti là
con i sorrisi smaglianti,
sono là i figli e i nipoti
vincenti e arroganti”
(Giorgio Canali)
Quarantatré anni fa, il 2 Agosto 1980, una bomba distrusse parte della stazione ferroviaria di Bologna, provocando 85 morti e 200 feriti. Fu l’ennesimo attacco fascista contro lo stato democratico, organizzato ed attuato da (frange dei) servizi segreti con la collaborazione della P2 di Gelli e messo in atto da gruppi armati neofascisti. Oramai sappiamo molte cose di quella attentato, conosciamo i nomi dei mandanti, Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, e degli esecutori materiali, Valerio «Giusva» Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Paolo Bellini.
Non hanno un nome mandanti ed esecutori occulti, quelli che sono rimasti tranquillamente al loro posto fino a che non sono stati rimossi da madre natura.
È stato dato un nome agli attentati fascisti di quei periodi che iniziarono presumibilmente nel 1969 con la strage di Piazza Fontana e si conclusero nel 1984 con la bomba sul Rapido 104 a San Benedetto Val di Sambro: “strategia della tensione” ovvero creare un clima di paura del paese, in cui la popolazione avvertisse la necessità di una svolta autoritaria da parte dello stato e delle forze dell’ordine, creando così i presupposti per uno stato autoritario di tipo dittatoriale, come quelli che già esistevano in Grecia, Portogallo, nel Cile di Pinochet.
Perché, ci chiediamo, ancora l’ideologia fascista era così ben radicata nei gangli più interni e nascosti dello Stato? Semplicemente perché da quei gangli non se ne mai andata: dopo la fine della seconda Guerra mondiale, dopo la caduta del fascismo, con l’instaurazione della Repubblica moltissimi alti dirigenti delle forze dell’ordine, dell’esercito, questori, amministratori di enti statali sono rimasti saldamente ai loro posti, liberissimi di mandare avanti il neonato stato con il busto di Mussolini sul tavolo e con l’aiuto dei loro vecchi camerati, ai quali la neonata Repubblica Italiana, aveva garantito l’impunità tramite un’amnistia.
Ebbene, se negli anni ’70 e ’80 questa minaccia rimase incompiuta, grazie anche alla forza politica e democratica del Partito Comunista di Enrico Berlinguer, che aveva della propria parte decine di milioni di cittadini, bastò aspettare sono un’altra decina di anni, con l’avvento in politica di Silvio Berlusconi, che iniziò un lavaggio del cervello della popolazione grazie alle proprie televisioni e ai propri giornali, mettendo in atto quasi per intero il “piano di rinascita democratica” stilato da Licio Gelli: ovvero una strategia per prendere il controllo dello Stato italiano senza eclatanti atti di guerra, una specie di colpo di stato “light”, non solo autorizzato, ma addirittura auspicato e voluto dalla popolazione grazie a partiti politici presentati come prodotti televisivi da vendere e che come dei cavalli di Troia avrebbero portato di nuovo al potere i fascisti.
Furono sdoganati i neofascisti che si rifacevano al movimento sociale Italiano, furono portati in Parlamento mafiosi conclamati, neofascisti, piduisti, grazie alle elezioni del 1994 che forza Italia stravinse, grazie anche agli attentati che furono compiuti a Roma nel 1992 e 93 e che crearono un clima di paura nel paese (questa l’avevamo già sentita vero?).
Da allora, questo neofascismo in salsa imprenditoriale ha governato indisturbato per un quarto di secolo, seminando, e facendo germogliare i partiti che ne avrebbero raccolto l’eredità, oramai senza più neanche preoccuparsi di fingersi democratici.
Pensate, siamo l’unico paese al mondo in cui abbiamo ben due partiti politici di stampo neofascista ed uno creato e voluto dalla mafia.
E non è la cosa più grave: la follia è che siano i 3 partiti che compongono l’attuale Governo della Repubblica.
L’assenza della volontà di estirpare quel cancro del fascismo nel dopoguerra, la mancanza di anticorpi democratici, l’avvento dell’ennesimo “uomo forte” hanno permesso a loro di raggiungere il loro scopo. Sono arrivati al potere in modo “democratico”, e grazie alla sottomissione pressoché totale dei mezzi di informazione che indicano agli italiani cosa pensare e chi votare, rimarranno al potere per decenni. Anche perché, stavolta non vedo all’orizzonte un possibile intervento degli Alleati, ma neanche la possibilità di formazione di Brigate Partigiane, e neanche un Giacomo Matteotti.
Hanno vinto loro. Ma la battaglia continua ancora.
Il nostro compito è quello che ci hanno tramandato i nostri nonni, dalle montagne: combattere ogni forma di fascismo fino dalla radice. Ed applicare ogni forma democratica di Resistenza.